Solidarietà
A fianco del popolo ucraino
Aico e Lazio Club Quirinale per Ettore
LCQ PER IL REPARTO DI ONCOEMATOLOGIA DEL BAMBINO GESU’
Incontro di calcio Lcq1900 vs Gli Augustei
Anti-Cipo Onlus e Lcq insieme a Castel Porziano
LCQ VISITA LA CASA DEL “GRANDE CUORE DI FLAVIO”
CHI SIAMO
L’associazione di Volontariato IL CUORE GRANDE DI FLAVIO nasce il 18 marzo 2015, per volere dei genitori di Flavio, per aiutare chi è colpito da malattie onco-ematologiche in età pediatrica.
L’impegno dei volontari è volto a:
- dare un concreto sostegno psico-fisico ai bambini e alle famiglie, durante e dopo la malattia, per affrontare il mondo dell’ospedale e per facilitarne il reinserimento in società;
- migliorare la qualità della vita di bambini e adolescenti affetti da malattie oncologiche, attraverso iniziative che creino le condizioni per percorsi terapeutici sempre più adeguati;
- sensibilizzare sul tema dei tumori in età pediatrica e della solidarietà verso chi è meno fortunato, a partire dalle scuole;
- informare il pubblico sui temi attinenti alle finalità dell’associazione;
- organizzare eventi con raccolta fondi per promuovere e sostenere le ricerche in campo oncologico pediatrico, al fine di favorire lo sviluppo e la divulgazione di studi scientifici per creare condizioni di cure e terapie sempre più efficaci, a beneficio delle persone malate, nonché per favorire la prevenzione e la diminuzione del rischio di insorgenza di malattie oncologiche (es. l’evento “Correndo con Flavio”, ogni anno ad ottobre).
- Condurre una vita normale, è quello che si deve cercare di fare, per distrarre il più possibile il malato oncologico, perché lui sa perfettamente a quali rischi va incontro, anche se parliamo di un bambino (ricordiamo che la malattia fa crescere in fretta).
- L’associazione vuole spiegare che le malattie oncologiche non sono contagiose, portano tanta sofferenza al malato e alla sua famiglia, ma non sono soli: un sorriso, una chiacchierata, una passeggiata, una suonata/cantata in compagnia aiutano a dimenticare. Il ruolo di ognuno è fondamentale.
LA CASA DI FLAVIO
Lo scorso 12 aprile, nel piazzale della Stazione Tuscolana di Roma, è stata inaugurata “la casa di Flavio”. Si tratta di una struttura per accogliere le famiglie fuori sede dei piccoli pazienti oncologici del Bambin Gesù (tre famiglie di ¾ persone per volta), in un’atmosfera calorosa come a casa propria.
Offriamo alloggio, ma anche vitto di prima necessità e sevizio di accompagnamento a/dall’ospedale.
Una squadra di volontari supporta le famiglie con uno sportello d’ascolto, attività ludiche, corsi di cucina, passeggiate per la città… tutto nel rispetto delle esigenze e richieste degli ospiti del momento.
Grazie alla disponibilità di parrucchieri e truccatrici si renderanno le mamme che lo richiedono più belle agli occhi dei loro bambini.
In sintesi “La casa di Flavio” vuole rendere meno triste il forzato soggiorno a Roma.
CORRENDO CON FLAVIO
Ogni anno nel mese di ottobre realizziamo nel magnifico Parco degli Acquedotti di Roma l’evento “Correndo con Flavio” una maratonina per grandi e piccini con lo scopo di diffondere il valore della solidarietà a partire dalla tenera età e raccogliere fondi con cui finanziare un progetto di ricerca scientifica oncologica eseguita nei laboratori dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma.
PROGETTI
IL CUORE GRANDE DI FLAVIO sostiene , fisicamente ed economicamente, alcuni progetti dell’ospedale nell’ambito del “Progetto Adolescenti – 4 YOU” volto a migliorare la qualità della vita di ragazzi colpiti da patologie onco-ematologiche, supportandoli durante e dopo le cure, riducendo l’isolamento e migliorandone la socializzazione, attraverso incontri di gruppo, tornei sportivi ed iniziative volte a fare aumentare l’autostima.
“Distrarsi per non pensare” è quello che Flavio aveva scritto in un tema parlando di se.
LCQ1900 partecipa alla cena di solidarietà della So.Spe.
Ieri sera il Lazio Club Quirinale è stato invitato a partecipare alla cena benefica nel Villaggio So.Spe. di Suor Paola; tra i tanti commensali erano presenti anche ospiti speciali come Maurizio Manzini, storico team manager biancoceleste (in una famiglia di sfegatati giallorossi!!), tre dei nostri Campioni, Ciro Immobile, Stefan De Vrij ed il giovanissimo Pedro Neto, che si sono prestati a servire la tavola, simpaticamente. Ma un’altra sorpresa aveva in serbo la serata: l’arrivo del mitico cronista Guido De Angelis, che ha aperto un’asta con le maglie ufficiali, il cui ricavato sarebbe andato interamente in beneficienza alla So.Spe; la socia Paola Cologgi ha contribuito con 310€, aggiudicandosi la maglia con le firme dei 3 beniamini e permettendoci di lasciare la nostra firma sul muro dei benefattori. L’evento, interamente ripreso da La Lazio Siamo Noi, ha entusiasmato gli animi di tutti i presenti che hanno dato prova di grande generosità e solidarietà, dimostrando che i laziali sono davvero bella gente.
Arianna Tirico
Il LCQ IN FAVORE DELLA SO.SPE. DI SUOR PAOLA
Domenica 26 Novembre 2017 una delegazione del Lazio Club Quirinale 1900 ha partecipato all’iniziativa di solidarietà a favore della SO.SPE. Solidarietà e Speranza, onlus di riferimento della casa famiglia di Suor Paola.
IL LAZIO CLUB QUIRINALE SPOSA IL PROGETTO MIRIAM
PROGETTO MIRIAM UGANDA 2016
In Uganda moltissimi bambini, di età compresa tra i 4 e i 17 anni, vivono in completo stato di abbandono ed emarginazione sociale, patendo ogni giorno vessazioni e violenze.
Le motivazioni per cui sono costretti a vivere in strada sono molteplici.
Molti sono orfani, molti sono stati abbandonati dai familiari, alcuni fuggono dagli abusi che subiscono nella loro casa.
L’AICO dal 2013 monitora la situazione nella città di Kabale (Uganda), offrendo quando possibile, assistenza sanitaria e alimentare ai bambini.
Nel 2014 AICO ha inoltrato richiesta alle autorità locali, al fine di cooperare per la costruzione di una centro accoglienza.
Nel giugno 2016 AICO ha avviato il progetto “Miriam” con il quale collaborerà in cooperazione con la Missione Francescana di Rushooka (Kabale) e i missionari laici Giorgio Scarpioni e Marta Novati, alla costruzione di una casa-accoglienza dove i piccoli ospiti saranno amati e accuditi.
Individuato il terreno nel villaggio di Rwentobo, a pochi chilometri da Rushooka, nel mese di settembre 2016 iniziano i lavori jdel Centro accoglienza che prenderà il nome di “Father Wembabazi” (Padre Misericordioso) che sarà sostenuto dal progetto “Miriam Uganda” di AICO.
Il 23 settembre 2016 i volontari AICO hanno posato la prima pietra.
Ad ottobre 2016, grazie ai fondi resi immediatamente disponibili dai partner di progetto, la struttura era già quasi ultimata.
Il 13 maggio 2017 i volontari AICO si sono recati a Rwentobo per inaugurare il Centro Miriam.
Il 9 giugno 2017, è stata avviata l’accoglienza e nel primo giorno sono state accolte quattro bambine dai 5 ai 9 anni.
Il 13 giugno 2017 è stato sottoscritto un accordo di collaborazione con l’Associazione “Salvagente” Italia di Monza, al fine di cooperare per ultimare gli ultimi lavori e per finanziare totalmente le spese di gestione.
Il 1° agosto 2017, abbiamo ufficialmente avviato la scuola all’interno del Centro Miriam. Sono state formate due classi, una seguita dalla neo assunta maestra e la seconda da Suor Marta (della congregazione della Divina carità) la quale ha espresso la volontà di collaborare con noi per istruire le bambine e soprattutto creare momenti di incontro con le famiglie di provenienza.
Oggi nel Centro Father Wembabasi vivono 20 bambine in assistenza totale per 24 ore al giorno.
La costruzione del Centro “Father Wembabazi” è stato finanziato per 2/3 dalla Missione Francescana di Rushooka, che ne è proprietaria e responsabile, e per 1/3 dalla nostra Associazione grazie al “Progetto Miriam Uganda”.
…to be cotinued!!
Associazione “Il Caprifoglio Onlus”
Roma, Palazzo del Quirinale 21/12/2017
Giornata davvero importante per AICO e il progetto Miriam Uganda.
Nel pomeriggio, una delegazione formata dal Presidente Mauro Tripodi, la segretaria Tiziana Cipelli i sostenitori Ugo Melandri (marito di Miriam Ghironi, alla quale é stato dedicato il progetto Miriam Uganda), Danilo e Diego Melandri, Elvira Nigro e Cesare Camilli, ha partecipato all’incontro istituzionale degli auguri di Natale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella splendida cornice offerta dal Salone delle Feste del Quirinale.
Durante i saluti Ugo Melandri ha avuto l’occasione di omaggiare il Presidente della Repubblica con il libro fotografico prodotto per sostenere il progetto Miriam “sguardi d’Africa – Uganda”, il quale dopo averlo sfogliato ha ringraziato sentitamente per il pensiero.
Un bellissimo pomeriggio reso possibile grazie all’amico Cesare Camilli che ringraziamo di cuore per l’impegno.
TERREMOTO AD AMATRICE: LCQ1900 A SALETTA
E’ ancora buio la notte del 24 agosto. Alle ore 3,35 a.m. ci sono solo i grilli a rendere musicale ed armonica la quiete dell’alto reatino. L’ultimo lembo di terra della Regione Lazio che penetra all’interno dell’Appennino, stretto com’è tra le regioni di Umbria, Marche e Abruzzo. Il profilo geografico somiglia alla lama affilata di un coltello, pronta ad offendere e guadagnare spazio a scapito dei territori vicini.
Sono gli ultimi scampoli dell’estate e coricati nel letto aspettiamo l’alba del nuovo giorno. Le lucciole vagano nel buio intenso della notte e, disegnando improbabili traiettorie, scompaiono e poi riappaiano come le stelle intermittenti nel cielo. La calma apparente è rotta solo dal guaito dei cani che abbaiano. E poi improvvisamente BOOM!
Un rumore sordo ne precede un altro, molto più intenso e fragoroso: il terremoto!
Le lancette ora segnano le 3,36 a.m. “Via! Il terremoto!” urla la voce ferma e decisa di mio cognato che irrompe nella stanza da letto. E poi ancora “Via, presto! Il terremoto!”. E tutti giù per le scale per guadagnare l’uscita di casa. Tutto in un attimo, lungo ed interminabile, dilatato a dismisura dalla percezione della paura che ci travolge. Le porte che cigolano intorno ai loro cardini, altre che si schiudono in un abbandono del listello della serratura dalla sua sede, lampadari che dondolano come la pendola di una torre campanaria e il rumore impressionante ed innaturale dei muri che sembrano accartocciarsi. Usciamo in strada dove alcune tegole del tetto finiscono la loro corsa e quando i fili della luce oscillano ancora. I comignoli dei camini, divelti dalle loro canne fumarie, rimangono minacciosi e aggettanti, sospesi tra le coperture e le grondaie pluviali, pronti nella caduta a stabilire il loro nuovo stato di equilibrio. Le urla di voce umana fanno da contorno al vortice scatenato nella gola profonda della Terra. Aumentano via via di intensità, quasi imploranti la natura di fermare la sua furia nell’effimera convinzione che essa obbedisca.
Ed arriva finalmente il silenzio dopo 142 secondi di puro terrore.
“Dov’è? Dov’è stato il terremoto?” sono le prime domande. Al momento nessuno ha la risposta. E’ troppo presto per sapere. Rientriamo con cautela in casa ed accendiamo la Tv, che ancora non diffonde notizie del terremoto appena occorso. Con gli occhi fissi sullo schermo interroghiamo noi stessi e, pervasi dalla percezione vissuta, intimamente rispondiamo che l’epicentro del sisma deve essere vicino. Siamo in un’area ad alto rischio sismico, classificata zona uno, il massimo dell’esposizione. Sappiamo che non può essere molto distante. “Si, ma quanto distante?” E’ l’ennesima domanda che preme sulla coda delle altre in attesa di risposta. Finalmente Rainews24 dà la notizia e la grafica che compare dietro la giornalista circoscrive l’area intorno ad Accumoli ed Amatrice ed inghiotte anche noi a soli 10 km di distanza. I cerchi concentrici che avviluppano la zona interessata montano come un’onda impetuosa che sbatte e travolge anche noi inermi davanti a tanta furia. E’ un’altra dura botta per i nostri animi, ormai affranti. Esclami un “NO” di disappunto che replichi un’altra volta alla notizia dell’intensità del sisma pari al sesto grado della scala Richter. Un altro “NO” ed un altro ancora quando un’altra scossa ci obbliga ad uscire nuovamente da casa. Seguendo le grida triviali e le imprecazioni di voci conosciute mi reco nella piccola piazza del paese, già colma di gente che, come me, violentata nella notte, è scaraventata dalla paura a gremire quello spazio comune. Facce sconvolte incrociano gli sguardi ancora atterriti di altre facce. Un abbraccio ed un semplice “tu come stai?” allentano un po’ la tensione ancora palpabile. La visita inaspettata di Don Fabio, parroco della nostra piccola comunità, offre ulteriore conforto alle nostre anime laicamente dannate, avvinghiate nella spirale infernale del demone-terremoto. Le notizie sono frammentarie e spesso discordanti. Affogano nello stesso collo di bottiglia le numerose chiamate della telefonia mobile e rimangono intrappolate tra le maglie di una rete cellulare non sempre ottimizzata. Le agenzie di stampa diffondono le prime dichiarazioni del sindaco di Amatrice che parla di un paese che non c’è più. “Non può essere!”, “Ma ti pare?” sono le esclamazioni più frequenti. Affermazioni istintive dette da chi vuole esorcizzare la realtà. Ma la situazione diventa tremendamente chiara non appena le telefonate di amici e parenti residenti all’interno dell’area del cratere più prossima all’epicentro confermano la drammaticità degli eventi. Parlano di morte e distruzione e di secoli di storia sepolti definitivamente sotto le macerie. Pensi a tutto, alla ferita profonda che ti è stata inferta, agli anni spensierati della gioventù andati via per sempre e con essi strade, vicoli, persone che stimolavano il ricordo di momenti di vita vissuti. Le prime immagini dei luoghi colpiti dal sisma sono spettrali, cosi’ maledettamente simili agli scenari di guerra nella Siria di Assad, tanto da far pensare più ad un bombardamento che ad un terremoto. Case collassate su se stesse e diventate cumuli di macerie.
Intanto le cronache raccontano già di decine di morti e ammoniscono che il bilancio è solo provvisorio, destinato ad aumentare inesorabilmente. Un velo di tristezza scende impietosamente a coprire quel senso di impotenza che ci attanaglia. “Cosa facciamo?”, “Dobbiamo andare!” sono la molla che spinge alcuni di noi a recarsi ad Amatrice. Chi per scavare a mani nude e chi, carpentiere di professione, alla guida di ruspe e mezzi meccanici. Tra i primi soccorritori c’è anche don Fabio, “il prete con la pala”.
Non è ancora tempo di piangere, la fase dell’emergenza è appena cominciata!
L’alba fa ormai capolino dietro i dolci contorni delle montagne, accompagnata non dal canto del gallo, ma dalle sirene delle ambulanze e dei mezzi di soccorso che vanno su e giù per la via Salaria, quando la terra continua ancora a tremare.
Sono passati quasi due mesi dal sisma del 24 Agosto in centro Italia e il bilancio finale parla di 298 morti accertati, 388 feriti e due persone ancora disperse. La fase dell’emergenza è virtualmente terminata con l’evacuazione della zona rossa e il trasferimento degli sfollati verso la vicina costa adriatica. La macchina dei soccorsi è ancora al lavoro per liberare l’intera area dalle macerie e dare inizio alla delicata fase della ricostruzione, a cui parteciperanno a vario titolo le diverse componenti del governo nazionale e degli enti locali. Ma nessuna ripartenza sarebbe possibile senza il coinvolgimento emotivo e sostanziale del popolo italiano che, per storia e tradizione, in casi drammatici come questi mostra sempre il suo lato migliore. La lunga scia di solidarietà che ha attraversato l’Italia intera da Sud a Nord ha prodotto un contributo significativo sia in termini economici sia in termini di aiuti materiali. Le raccolte fondi “pro emergenza terremoto” attivate da più parti e la partecipazione attiva e spontanea di migliaia di volontari hanno tracciato le linee guida da seguire che il “Lazio Club Quirinale 1900” ha saputo e voluto intraprendere sin dall’inizio. E’ venuto naturale rimandare la minicrociera, già in programma, alle isole del Giglio e di Giannutri e destinare le relative risorse ad una nostra raccolta fondi a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Questa iniziativa di beneficenza è culminata nell’epilogo dell’evento di solidarietà a favore della “Onlus Peter Pan” lo scorso 24 settembre a Castel Porziano e ha visto raggiungere la considerevole somma di € 3175,00 (tremilacentosettantacinque/00).
Oggi 9 Ottobre una delegazione del “Lazio Club Quirinale 1900” consegnerà direttamente al “Circolo Ricreativo Amici di Saletta” (www.amicidisaletta.it) la somma raccolta.
Sono le 8,30 di domenica mattina e alcuni soci del “Lazio Club Quirinale” hanno deciso di trascorrere la loro giornata nelle zone colpite dal terremoto. Appuntamento alla stazione di servizio lungo la bretella di collegamento tra il Grande Raccordo Anulare e l’autostrada Roma-Firenze e con un pallido Sole ad illuminare la strada ci dirigiamo dritti lungo la via Salaria per raggiungere Saletta, un piccolo paese del comune di Amatrice in provincia di Rieti. Saletta, tra tutte le 69 frazioni che compongono la realtà locale amatriciana, è una delle più martoriate con 22 morti accertati su solo otto residenti. Questo dato descrive alla perfezione lo scenario dei luoghi colpiti dal sisma. Piccoli borghi di montagna scarsamente abitati che vivono prevalentemente di agricoltura e zootecnia e che, specie nel periodo estivo, decuplicano il numero dei residenti, per lo più villeggianti provenienti da Roma. Luoghi disincantati immersi nella natura stretti tra il Parco dei Monti Sibillini e il Parco Naturale del Gran Sasso e Monti della Laga. Un vero paradiso naturale trasformatosi tristemente in una tomba infernale.
Dopo circa due ore di viaggio arriviamo al km 136 della via Salaria in prossimità del bivio per Saletta e di colpo i discorsi che ci hanno accompagnato lungo il percorso terminano all’istante. La mente si rivolge univocamente a quello che ci apprestiamo a vedere e tutte le parole rimangono sospese nel limbo dell’ovvietà. La macchina rallenta ed è costretta a fermarsi al posto di blocco della polizia che, a contrasto di ogni forma di sciacallaggio, interdice il passaggio a curiosi e malintenzionati. Una volta accertati i nostri buoni propositi la macchina riprende la sua marcia e sale piano piano lungo la strada comunale che ci condurrà a destinazione. File di alberi ne costeggiano il ciglio e qualche uccello si libera in volo planare per poi scomparire di nuovo all’interno del bosco. Una serie di curve difende da sguardi indiscreti i primi caseggiati del paese e dopo breve ci ritroviamo dove non avremmo mai voluto essere. Sono ad attenderci i rappresentanti dell’associazione “Amici di Saletta” che, dopo i convenevoli iniziali, ci conducono direttamente all’interno del paese, in prossimità della zona rossa. Lo scenario da apocalisse che si presenta davanti ai nostri occhi toglie il fiato e vanifica ogni suggestione di domanda che avremmo voluto porre loro. Fanno da cornice le loro flebili parole che, lontano da ogni velleità descrittiva, raccontano telegraficamente di vite spezzate e di lutti personali. La perdita di una mamma sotto le macerie nella casa di famiglia viene da noi percepita come l’esaltazione perversa del destino perfido che in un solo attimo ti porta via la persona più cara e la culla naturale dell’amore materno che ti ha cresciuto. All’interno della zona rossa non c’è più traccia di vita, sembra tutto cristallizzato all’istante del terremoto. Un silenzio tombale ammanta ogni pietra e imprigiona ogni anelito di vento che tenta di fuggire. L’assenza del succedersi naturale degli eventi svuota il tempo del suo significato inchiodandolo per sempre alle ore 3,36 del 24 agosto. Una borsa in pelle ed un utensile da cucina affiorano sulla parte superiore di un cumulo di macerie, testimonianza di una vita passata di là che non tornerà più indietro. La cerimonia di consegna dell’assegno simbolico ai rappresentanti dell’associazione ci riconduce alla realtà e dà avvio nuovamente all’avanzare delle lancette del nostro orologio del tempo. Facciamo visita alle tende del campo allestito dalla Protezione Civile che ancora per poco ospiterà, prima dell’esilio forzato, gli ultimi sfollati rimasti. C’è rassegnazione e smarrimento all’interno del campo ormai semivuoto, ma l’odore del caffè che fuoriesce dalla tenda mensa alimenta la speranza che si nasconde dentro ogni gesto quotidiano. “Nulla sarà più come prima, ma Saletta rinascerà” sono le parole di congedo che precedono la nostra ripartenza. Salutiamo i nostri amici prima di riprendere la strada del ritorno. Il nostro è un arrivederci a Saletta, magari per un caffè nel nuovo centro ricreativo che rinascerà anche grazie al nostro contributo. Di questo ne siamo certi come la vita si riaffaccia sempre prepotente a cancellare ogni simbolo di morte. E’ solo questione di tempo, ma Saletta rivivrà! E i residenti e i villeggianti torneranno soprattutto per rispetto e nel ricordo di chi non c’è più.
“…non ti abbandoneremo uomo dell’Appennino: l’ombra della tua casa tornerà a giocare sulla terra natia. Dell’alba ancor ti stupirai!”
Matteo Mastrella